di Andrea Piersanti
Non c'e' tregua per i difensori del divorzio. Dopo il salutare shock del "family day" di maggio (un milione e mezzo di persone in piazza per difendere la tradizione del focolare) ecco che arriva una nuova bomba: il film piu' atteso della stagione, infatti, e' un tipico "family movie".
Non c'e' tregua per i difensori del divorzio. Dopo il salutare shock del "family day" di maggio (un milione e mezzo di persone in piazza per difendere la tradizione del focolare) ecco che arriva una nuova bomba: il film piu' atteso della stagione, infatti, e' un tipico "family movie".
Si tratta dei Simpson, gialli e caustici come la soda, ma attaccati alla famiglia tradizionale e monogamica come nessun altro. Con uno slang moderno e che i giovani di tutto il mondo considerano irresistibile ("Eat my shorts", o "ciucciati il calzino" nella traduzione italiana, ripete spesso il piccolo Bart) i Simpson sono da venti anni uno dei fenomeni piu' significativi e longevi della programmazione televisiva di tutto il mondo.
Adesso nelle sale arriva anche il loro primo film che fa piazza pulita, una volta per sempre, di tutti i luoghi comuni che si sono accumulati su questa serie di cartoons. Da sempre, infatti, ci dicono che le avventure dello sciocco ciccione Homer Simpson mettono in ridicolo i valori della tradizione. Chiesa e famiglia, secondo quanto avrebbero provato a farci credere, ne uscirebbero a pezzi.
Il film, che e' destinato a far registrare record di incassi, traccia invece una linea netta. La famiglia e' al primo posto e anche la Chiesa non si comporta poi cosi' male. Alla faccia di quelli che ci volevano far credere che i Simpson fossero ottimi testimonial degli "antifamilisti". Gia' una decina di anni fa, in tempi non sospetti (e la notizia fino ad oggi e' rimasta accuratamente inedita), le associazioni italiane di genitori volevano dare un premio all'autore dei Simpson, Matt Groening. Non se ne fece nulla perche' l'interessato non volle spostarsi in Italia per ritirare il riconoscimento. Peccato. Un'occasione sprecata.
Groening ha costruito la serie battezzando i Simpson con i nomi dei propri familiari. Homer e Marge (i coniugi Simpson) sono i genitori di Groening; Lisa e Maggie, invece, sono le sue sorelline. Solo il terribile Bart e' sfuggito al sistema, per un pudore dell'ultimo minuto: avrebbe dovuto chiamarsi Matt, come il suo autore. Alla fine si optò per Bart, anagramma di "brat", che sta per "monello".
Negli Usa, la patria dei divorziati, Groening e' riuscito a costruire una macchina perfetta per la difesa del matrimonio. In uno delle migliaia di cartoni usciti in questi venti anni, si racconta la nascita del terzo figlio di Homer, la piccola Maggie. Homer deve abbandonare il lavoro che piu' ama, il bowling, per tornare a fare il custode nella odiata centrale nucleare. Sulla parete di fronte il perfido padrone appende un cartello con la scritta: "Don't forget. You're here for ever" ("Non scordarlo. Rimarrai qui per sempre"). "Doh!", esclama Homer, l'egoista. Poi comincia ad attaccare le foto della piccola Maggie sopra il cartello. Alla fine, della scritta originaria rimangono solo poche lettere: "Do it for her" ("Lo fai per lei"). Singhiozzo paterno represso violentemente in gola e titoli di coda.
(Ah, a proposito: questo articolo e' stato scritto grazie alla collaborazione di mio figlio Dario, adolescente).