domenica 17 giugno 2007

Il paese dei David



di Andrea Piersanti


Uno scontro fra visioni diverse del paese è stato messo in scena per la consegna dei premi David di Donatello. C’erano i “centoautori”, c’era il nuovo astro Elio Germano, c’erano, ovviamente, i politici a fare la passerella, e c’erano i vincitori dei premi.

I “centoautori”, rappresentati da Michele Placido, pubblicamente e lagnosamente, hanno chiesto più soldi per fare cinema. “Ma è paradossale!”, ha commentato dietro le quinte Daniele Vicari (di sinistra ma fuori dal coro), vincitore per il migliore documentario dell’anno con “Il mio paese” della Vivofilm. “Ci si interroga su come si fanno i film, e cioè con quali soldi, e non ci si domanda mai che film si fanno. Noi dobbiamo parlare a tutti. Fare film che sappiano dire qualcosa alla gente”.

È quello che è successo con Giuseppe Tornatore. “La sconosciuta” ha stravinto ai David portandosi a casa, tra gli altri, anche la doppietta delle grandi occasioni: il premio come miglior film e come migliore regista. “La sconosciuta” era stato presentato durante la prima edizione della Festa del Cinema di Roma. L’accoglienza era stata tiepida. Ma Tornatore c’è abituato e aveva sorriso. L’establishment politico e culturale del cinema italiano, in realtà, non riesce a perdonargli di avere avuto successo (e un Oscar) con storie che parlano ai sentimenti e al cuore del pubblico.

Nel Paese dei David, il focolare del cinema italiano che Gian Luigi Rondi, come una vestale, accudisce e tiene acceso da sempre, troppo spesso infatti, nonostante Rondi, si respira aria di conformismo. Come migliore attore dell’anno è stato premiato Elio Germano, la rivelazione di “Mio fratello è figlio unico” che è stato in grado di oscurare persino l’idolo di tutte le ragazzine, Riccardo Scamarcio. È salito sul palco con la baldanza ormonale dei giovanissimi e, subito, ha inveito contro la televisione. “Basta con questa sudditanza del cinema nei confronti della tv”, ha urlato nel microfono mentre la folla (soprattutto femminile) ululava il proprio consenso. In platea c’erano, un po' perplessi, anche Giancarlo Leone di Raicinema e Giampaolo Letta di Medusa, gli unici in Italia che, con De Laurentis, si impegnano nella produzione e nella distribuzione del cinema italiano.

Alla fine della festa, però, il dubbio rimane. Che film facciamo, si domanda Vicari. Che paese raccontiamo? Nonostante il banale conformismo del giovane Germano, nonostante la rituale e imbarazzante passerella dei politici sul palco, nonostante l’insistita richiesta di assistenzialismo statale da parte dei “centoautori”, dai David di quest’anno se ne esce consolati.

Non c’è nichilismo né qualunquismo, per esempio, ne “La sconosciuta” di Tornatore. I valori, quelli veri, quelli in grado di tenere in piedi un paese, ci sono tutti. La solidarietà, la giustizia, l’amore per il prossimo. Anche quando il mondo è pieno di cose orrende e di delitti innominabili. La stessa schiettezza che si trova nel “Mio paese” di Vicari. Una nazione, la nostra, che ama sé stessa e che vuole un futuro migliore.

Se i politici, fra una passerella e l’altra, trovassero il tempo per occuparsene.


pubblicato su Il Giornale il 17 giugno 2007

Lo sbaglio di Freccero sui Nanoshare




di Angiolino Lonardi

La discussione mediatica alimentata negli ultimi tempi dai cosiddetti nanoshare non è ancora riuscita a sviluppare un pensiero prospettico sull'argomento. E sorprende come la superficialità dei giudizi, quando non l'errata informazione, provenga anche da un esperto di comunicazione come si definisce Carlo Freccero.
Ci troviamo di fronte a un modello diverso del fare televisione, diverso nella propria definizione di target, diverso negli obiettivi di servizio e perciò diverso anche nei numeri prodotti. Il digitale terrestre, e nello specifico RaiUtile, impone un rovesciamento culturale nella predisposizione a un medium ora più vicino al proprio etimo: quello pragmatico di mezzo, di tramite.
Formazione, servizi sul sistema paese ma soprattutto il trasversale ausilio degli strumenti interattivi del canale richiedono una lettura attiva e non più passiva di un ascoltatore direttamente coinvolto nella propria sfera di interessi.
In sintesi, non si tratta più di definire un minimo comun denominatore per rivolgersi a un numero massimo di persone, quanto di rintracciare il maggior numero delle filiere di target cui adeguare contenuti e servizi specifici. Si tratta quindi di un modello di business semplicemente diverso da quello tradizionale (...)
Che tutto ciò si esaurisca poi con un zero virgola appare quanto meno riduttivo, ma se anche su questi numeri Auditel c'è chi gioca al ribasso, non lo riteniamo obiettivamente giusto. Nell'ultima settimana (da mercoledì 6 a martedì 12 giugno), RaiUtile ha prodotto una media di 86mila contatti netti giornalieri, che equivalgono al 52 per cento in più rispetto ai cugini di Rai Edu2 e al 13 per cento in più su Rai Edu1. (...)
Ma è attraverso l'analisi delle fasce di ascolto che il canale dimostra la propria utilità e anche (a qualcuno sembrerà incredibile) la propria notorietà: dalle 7 alle 9 RaiUtile vale infatti quasi il 40 per cento dell'intera offerta Rai digitale (Rainews24, Rai Sport Satellite, Rai Edu1, Rai Edu2) con una media nelle 2 ore di 10mila contatti netti e un ascolto totale di 3.400 individui. Buoni anche i risultati nell'altra fascia di diretta (9-12) e nel primo pomeriggio (12-15), rispettivamente con 11.500 e 22mila contatti netti.
Tra gli argomenti più seguiti: le politiche sull'ambiente, le pensioni, il mercato del lavoro, la famiglia, i servizi della pubblica amministrazione. Dati significativi, figli di un Auditel che ritengo comunque essere un rilevatore inadeguato al mezzo per almeno due aspetti fondamentali. (...) Copre il segnale digitale terrestre ancora a macchia di leopardo. Non si occupa dell'interattività, che è la frontiera su cui RaiUtile si sta cimentando.

pubblicato su Il Giornale il 17 giugno 2007

domenica 3 giugno 2007

Poesia. NO!

di Andrea Piersanti
NO!
Onda di mare
vieni e proteggimi
travolgimi di schiuma
di movimento e di freddo
distruggimi
nel verde immenso
della tua profondità
e con ogni nuova corrente
partoriscimi di nuovo
nuovo e bagnato
ormai convinto
che tu sola
vivi e ti muovi
in questo immobile
perchè io asciugato dal sole
vorrei amarti da capo.

16 giugno 1979

sabato 2 giugno 2007

L'anno zero della Rai


di Marco Palmisano

L'altra sera, su Raidue, dalle 21 alle 23.50, quasi tre ore di trasmissione pagata con i soldi dei contribuenti, è andata in onda la puntata del programma di Santoro interamente dedicata al filmato inerente gli scandali di tre preti inglesi accusati di pedofilia.
Il programma si intitola Annozero, ma di zero, in quella puntata c'era ben più del nome, a cominciare dal conduttore. Zero in condotta a Santoro per la perfida macchinazione orchestrata a danno della Chiesa e attuata strumentalizzando cinicamente una tristissima vicenda umana di pedofilia. Zero in condotta alla Rai per aver consentito l'acquisto del filmato della BBC, televisione di Stato del Regno Unito, notoriamente incline a favorire e a promuovere ogni tentativo di manipolazione della verità a danno della Chiesa cattolica. Zero in condotta infine ad alcuni ospiti della puntata che, non vedendo l'ora, hanno dato ampia prova di sé, della propria ignoranza o della propria malafede, attribuendo addirittura a Papa Ratzinger la responsabilità di mancate condanne o denunce di tali fatti. Gravissimo e falso anche questo.
Ma siccome, talvolta, è dai particolari che si capisce l'insieme, basti solo segnalare la conclusione del triste programma. Bene, dopo circa tre ore di denunce, scandali, violente accuse di pedofilia ai preti e di omertà alla Chiesa, ecco il gran finale del circo: un modesto vignettista di bottega, spronato dal conduttore, si esibisce in una sequenza di illustrazioni a tratto, improvvisate durante il corso della puntata. Vignette insulse contro il Papa, la Chiesa, naturalmente Berlusconi e Fini, ma tutte aventi a tema l'infamante e doloroso tema della pedofilia. Una battuta di una vignetta rappresentante un alto prelato diceva: «lasciate che i bambini vengano a me». Altre amenità del genere completavano il penoso quadro. Di fronte a questo scempio, il sagace conduttore, l'immancabile Travaglio, il vignettista, la maggioranza degli ospiti e anche lo spietato fustigatore di costumi della BBC, unitamente all'intero studio, si sbellicavano dalle risa. Invece, inquadrati di sfuggita dalla telecamera, in un angolo, un parroco siciliano che lotta contro la pedofilia e il bravissimo Mons. Fisichella, apparivano rinchiusi in un dignitoso silenzio. Il loro sguardo a mala pena celava la tristezza per lo squallido spettacolo del dolore altrui trasformato in occasione di riso, di scherno e di stupida ironia, ma così è. Unicuique suum.

E questo è il punto. Mentre taluni godono e prosperano sui dolori altrui, cogliendone occasione di propaganda personale per costruirsi la fama di moralisti a danno dei propri bersagli, altri, più uomini e meno vigliacchi, soffrono realmente e partecipano in silenzio di fronte al dramma umano della miseria, della sofferenza, del male e del peccato che sono in tutti noi.
Per questo la stragrande maggioranza del popolo italiano vuol bene alla Chiesa ed è affezionato ai propri preti che, da decenni e secoli, accompagnano ciascuno di noi dentro la faticosa strada della vita, insegnandoci a non cedere mai al male e ad aver sempre lo sguardo fisso sulla speranza che proviene dalla Verità. Non solo a parole o dai pulpiti, ma con centinaia e migliaia di esempi e di opere concrete di testimonianza e di carità, sparse in ogni angolo d'Italia e del mondo.
Dopo duemila anni di presenza della Chiesa nel mondo, adesso, sembra proprio di essere tornati all'anno zero. E così, di fronte alla ripresa di una nuova è più significativa presenza della Chiesa nella vita pubblica dei cittadini, inevitabilmente, si ripresentano i nuovi Giuda, gli Erode e i nuovi Ponzio Pilato, con i loro centurioni, lacchè e sacerdoti della legge. Gesù ci ha insegnato che non bisogna temere ma, pregando il Padre che è nei cieli, perdonare a questi stolti perché non sanno quel che dicono.

Intanto, in attesa dei prossimi attacchi che sicuramente arriveranno, seguiamo anche noi l'invito di Vittorio Messori ad organizzarci e a saperci difendere dalle infamie. Per questo segnaliamo www.cadlweb.org, il sito della Catholic Anti-Defamation League, il cui Presidente, Pietro Siffi di Ferrara, da mesi sta raccogliendo ogni giorno centinaia di adesioni. Ci uniamo volentieri a lui prima che sia troppo tardi.

© il Giornale, 2 Giugno 2007Web
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=182295
il Giornale, pagina 16