sabato 24 aprile 2010

IL CINEMA RUSSO? A ROMA

Il cinema di Putin sta per travolgere Roma. Uliana Kovaleva ha 39 anni, ha studiato la nostra lingua a Perugia ed è il socio più giovane della United Film Company di Mosca. Insieme con Roberto Bessi, il Centro Sperimentale di Cinematografia e Rai Cinema ha coprodotto l’opera prima di Valerio Mieli “Dieci inverni” con Michele Riondino e Isabella Ragonese. Il film ha vinto in Russia il primo premio "Gold Taiga" del festival di Hanti-Mansiysk, è stato presentato a Mosca ed è pronto per andare al festival di Tokio dopo essere stato a Los Angeles nella settimana prima degli Oscar. La Kovaleva adesso sta preparando una nuova coproduzione per un film che si intitola “Tre russe a Roma” e che sarà ambientato nel mondo romano dello spettacolo e della moda. “La Russia è come uno scrigno dove sono stati conservati i valori piu profondi e autentici della cultura europea”. Ma quali sono i valori che contano? “La grandezza dell’anima, quella vera che è dentro di noi”, dice. E allarga le braccia. “Sono i valori raccontati da Tolstoj, Dostojevski che per oltre settanta anni sono stati come conservati al riparo, non sono stati contaminati dalla gretta superficialità della modernità del dopoguerra, quella della Coca Cola selvaggia e del capitalismo senza freni. Adesso, dopo il periodo sovietico, la Russia è finalmente pronta a condividere di nuovo questa ricchezza con gli italiani e con tutti gli europei che sapranno capire”. Cosa potrebbero imparare gli italiani dai russi? “Potrebbero imparare l’importanza della grandezza dell’anima. Noi russi, insieme con gli italiani, potremmo riscoprire i valori che contano e capire insieme quale forma nuova si potrà dare loro”. La forma? “L’Italia è la patria dell’arte, arte in tutto e di tutto, dal diritto alla pittura e al design. La vostra cultura è attuale da più di tremila anni, avete tutti gli strumenti. Noi siamo abbondanti e generosi, nelle materie prime, negli spazi, nella cultura, nello spirito di accoglienza, nell’energia e nella forza, ma paradossalmente siamo ancora informi. Insieme potremo fare grandi cose e riscoprire le forme per i valori del terzo millennio”. Come è arrivata a scegliere “Dieci inverni”? “Da tempo cercavo una storia da coprodurre con l’Italia. Il vostro governo, in modo lungimirante, cinque anni fa aveva firmato una convenzione bilaterale con la Russia per la produzione cinematografica ma l’accordo era rimasto dormiente. Per me era diventato un punto di orgoglio. Ma le storie che mi arrivavano erano tutte troppo stereotipate. Poi, per fortuna, il mio amico Roberto Bessi mi ha fatto leggere lo script di Mieli. L’ho amato subito e ho capito che era il film giusto per raccontare la Russia senza stereotipi”. Il prossimo film? “Racconta di tre ragazze russe moderne, anche belle, ma soprattutto intelligenti e generose anche se spesso ingenue, che arrivano a Roma attratte dal mondo dello spettacolo, della moda, del cinema e della musica. Scoprono anche l’amore con giovani italiani, tipo “Vacanze romane”. Sono ragazze normali con un sogno simile a quello di mille altre ragazze nel mondo. Ma, come valore aggiunto, sono russe. A Roma si scontrano con le difficoltà della signora che gestisce un’agenzia di collocamento. Invece di abbandonarla al suo destino, decidono di fermarsi e di aiutarla”. Cosa augura alla Russia? “Di non perdere i valori che siamo riusciti a preservare fino ad oggi. È facile perdersi: l’attrazione del male è primitiva e molto forte. Con il cinema noi possiamo fare molto. Le immagini belle aiutano a difendere la bellezza. L’immagine sbagliata invece conduce inevitabilmente verso il male. È meglio per tutti conservare e promuovere i valori che contano, quelli veri, quelli che sono dentro di noi, i valori che abbiamo in abbondanza, e che, insieme con voi, costruiremo con forme nuove”. È contagioso l’entusiasmo di questa giovane produttrice russa. Ma quanti italiani la seguiranno nell’esplorazione del mercato russo e Far East? Ah, saperlo!