lunedì 28 febbraio 2011
domenica 27 febbraio 2011
E il celibato sfida il mondo
lunedì 7 febbraio 2011
mercoledì 2 febbraio 2011
La vera grinta
Film molto bello, di destra, intimamente e sfacciatamente repubblicano, “Il grinta” dei fratelli Coen ha già conquistato il pubblico Usa: 140 milioni di dollari di incasso ad oggi e dieci nomination agli Oscar, comprese quelle più importanti: miglior film, miglior regia, migliore attore, migliore sceneggiatura, e migliore attrice non protagonista per la splendida interpretazione della quattordicenne Hailee Steinfeld. “Il Grinta”, tratto dal romanzo “True Grit” di Charles Portis (pubblicato in Italia col titolo “Un uomo vero per Mattie Ross”), non ha molto in comune con l’omonimo film interpretato da John Wayne nel 1969. Jeff Bridges, al quale è stato affidato il ruolo del duro Rooster Cogburn che fu di John Wayne (Oscar nel 1970), ha raccontato che “quando i Coen mi dissero che volevano girare Il Grinta, gli ho detto ‘Gee, ma quel film non l’hanno già fatto, perché volete rifarlo?’ e loro mi hanno risposto ‘Non vogliamo fare un remake del film, faremo una nuova versione del romanzo di Charles Portis’. Allora ho letto il libro ed ho capito subito quello che intendevano, perché si trattava proprio di una storia perfetta per un film dei Coen. E visto che non avevano mai fatto un vero western prima, il film sarebbe stato una sorpresa”. “Il grinta” è molto più che una sorpresa: avvincente e avvolgente come un racconto intorno al fuoco, è forse una delle più convincenti e “most broadly entertaining” opere della filmografia dei Coen, come ha scritto anche il “Los Angeles Times”. “Il film non ha i toni dark di “Non è un paese per vecchi” – hanno spiegato i fratelli Coen – e non ci interessava il western con cowboy, cavalli e indiani. Quello che volevamo veramente affrontare è stato il libro di Charles Portis, che ci ha folgorato durante la lettura, dato che è la più completa storia di frontiera. Una sorta di ballata americana dal poetico e talvolta malinconico realismo”. È la storia di una ragazza, Mattie Ross, decisa a vendicare il padre assassinato con l’aiuto di un malandato tutore della legge di frontiera e di un onesto Texas Ranger. “La gente non riesce a credere che una ragazza possa avventurarsi nel bel mezzo del gelido inverno per vendicare la morte del padre, ma è veramente andata così”, si legge nel fulminante incipit del libro. Tutto è narrato in prima persona dalla stessa Mattie e il punto di vista della giovanissima adolescente in un mondo di uomini duri e pronti a tutto è la nota più accattivante del racconto. Un noto autore, George Pelecanos, in un intervista rilasciata nel 1996, spiegò che: “La voce di Mattie, ironica e sicura, è una delle grandi invenzioni della letteratura contemporanea. Io la colloco proprio accanto a quella di Huck Finn e la mia non è un’esagerazione”. Le parole “true grit” sono ormai sinonimo di quell’ostinazione e del coraggio che sorreggono una persona in circostanze complicate, due dei valori più tipici della tradizione americana. Il film si gioca intorno al contrasto fra la incrollabile determinazione di Mattie (“L’assassino di mio padre deve pagare per quello che ha fatto, niente è gratis a questo mondo, tranne la grazia di Dio”) e il supporto che dovrebbe fornirle il cinico e improbabile Rooster, “senza pietà, duro e la paura non entra nei suoi pensieri”, anche se ogni tanto “alza il gomito”, un personaggio che il Los Angeles Time ha definito “primitivo, paleolitico”. Accompagnati dal Texas Ranger LaBoeuf, interpretato da un Matt Damon molto bravo (dice di essersi ispirato a Tom Lee Jones), si imbarcano in un viaggio alla scoperta dell’etica dello spirito della frontiera. L’amicizia e il rispetto che alla fine i due uomini dimostreranno nei confronti della ragazza, dicono molte cose sul desiderio di purificazione della cultura americana. Rimane da chiedersi cosa muove gli Usa di Barack Obama e due autori come i Coen a spingersi oggi, dopo solo due anni di potere gestito dai democratici, verso il territorio mai completamente esplorato dei sentimenti intimi della pancia più schiettamente repubblicana dell’elettorato americano. E sarà divertente leggere le recensioni dei nostri critici più progressisti quando, il prossimo 18 febbraio, il film uscirà anche da noi, in Italia.