venerdì 11 maggio 2007

Caro Prodi, laico sarà lei


di Andrea Piersanti

Caro Prodi, lei si è distratto da sé stesso. Difende la laicità dello Stato e cita il Vangelo. Ricorda infatti che si deve dare a Cesare quel che è di Cesare ma scorda che si deve dare a Dio quello che è di Dio. Lei dice che la politica italiana ha perso la capacità di “andare all’essenziale”. Viene da domandarle: cosa è essenziale? Lei vive. Come sua moglie, i suoi parenti e gli amici più cari, come ognuno di noi, la mattina si alza dal letto e può godere di quella che Totò definì “La meravigliosa e straziante bellezza del Creato” (nella sua ultima battuta cinematografica recitata con un sospiro prima di morire). Lei può godere del più grande mistero della nostra storia che è il soffio della vita così come possono farlo i milioni di concittadini che da lei sono governati. Da quale essenzialità lei pensa che le sia arrivato questo dono. Da Cesare?

Lei si è distratto da sé stesso e dalla sua natura umana. Se fosse un privato cittadino, mi limiterei ad un piccolo cruccio intimo. Lei, però, è il Presidente del Consiglio del paese dove vivo e dove vivono mia moglie e i miei figli. Mi viene, quindi, di invitarla umilmente a non permettere che il paese si distragga da sé stesso.

Lei dice che senza “il senso laico dello Stato” si tornerebbe indietro di secoli. Dispiace l’ipocrisia implicita nella sua affermazione. Lei, che pure si dice cattolico e praticante, evidentemente ha dimenticato che il progresso dell’occidente, dove lei vive, si è sviluppato in questi secoli grazie alla novità rivoluzionaria del comandamento nuovo che ci è stato consegnato duemila anni fa. Anche i miglioramenti delle condizioni di vita delle classi sociali più deboli sono nate sull’onda d’urto di un comandamento, non laico, dove si dice che, per un unico Padre, noi tutti siamo fratelli e sorelle.

Lei ha dimenticato che, al contrario, il laicismo e l’indifferenza verso il nostro prossimo, ridotto a numero e macchina produttiva, hanno portato le nostre culture sul baratro dei campi di sterminio, dei gulag e della guerra. Una vertigine di orrore dove la distrazione da noi stessi ha raggiunto un acme tragico e insanguinato con il martirio di troppe vite innocenti.

Lei dice che vorrebbe aprire una cattedra della “coalizione”. “Sono il maggior esperto al mondo”, afferma con un sorriso. Viene di chiederle: le sembra una battuta divertente? La coalizione di interessi fra esseri umani nasce dal riconoscimento comune di una essenzialità della vita che lei evidentemente non sa neanche dove sia di casa. Cosa insegnerebbe dalla sua cattedra? Che le famiglie devono smettere di fare ciò che è più essenziale al progresso della umanità, cioè riprodursi e, con i figli, costruire il futuro?

A Roma, nella piazza di San Giovanni, oggi centinaia di migliaia di persone normali, le stesse alle quali lei dovrebbe garantire un buon governo della cosa pubblica, scenderanno in piazza per ricordarle che proprio la laicità di cui lei parla è destinata a riportarci indietro di secoli. Si fermi di fronte alla “Meravigliosa e straziante bellezza del creato”. Solo dopo averla amata, si chieda chi deve ringraziare. Cesare?

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