martedì 15 maggio 2007

Il vero coraggio è quello di far famiglia


di Marco Palmisano

Piazza San Giovanni a Roma: oltre un milione di persone a celebrare festosamente, insieme, il primo significativo Family Day d’Italia. Poco distante,in un’altra piazza di Roma, poche migliaia di persone riunite dai radicali e Rosa nel pugno festeggiano, a loro dire, il “coraggio della laicità”.

Partiamo da questi secondi e chiediamoci che cosa significhi questo coraggio della laicità, ricordando bene tutto il male che, in oltre trent’anni di storia nazionale, questa minoranza ha saputo fare al nostro popolo e alla nostra gente. Divorzio legalizzato nei primi anni 70, aborto come pratica incentivata poi, liberalizzazione delle droghe negli anni ‘80 e ‘90, per arrivare, infine, in questi ultimi anni, alla richiesta di rendere libera l’eutanasia, sotto l’ipocrita nome di dolce morte. Ecco fatto, questo è il curriculum dei cosiddetti campioni della laicità: veramente una meraviglia di umanità e un tripudio di vita!

In realtà, questi signori sono da compatire, perché di fronte alla fatica coniugale, a quella della nascita e dell’accettazione di un bambino non desiderato e, buon ultimo, di fronte al limite del dolore e della morte essi preferiscono tagliar corto e, per abolire queste prove dolorose, preferiscono abolire il soggetto stesso che le compie, cioè l’uomo e la donna, ovvero l’esperienza umana iniziata in ciascuno di noi. Alla faccia della laicità!

Di fronte a questa impostazione culturale storicamente comprovata in tutta la sua gravità, da secoli, si erge la voce della ragione e della coscienza di ogni uomo e donna di buona volontà. I dolori e le fatiche, dice la Chiesa, fanno parte della nostra vita, ed è proprio in esse che noi sperimentiamo di essere comunque amati. Questa è il motivo che permette ad un uomo e ad una donna che si vogliono bene di far famiglia e di mantenerla unita per tutta la vita, di fronte a Dio e a gli uomini; questa è la ragione per cui accettiamo di amare sempre i nostri figli e soprattutto di farli e, infine, questa è anche la ragione per la quale quel giorno, quando il Mistero vorrà, saremo pronti ad affrontare, sereni, l’ultimo viaggio verso la casa del Padre. Questa è la vita.

Di questa vita, di questa ragione, di questa fede cristiana e perciò di questa cultura, a Roma, sono stati testimoni il milione di persone protagoniste del Family Day. Presenti loro a nome di tutti e per questo li ringraziamo. Presenti e consapevoli di quello che, nelle stesse ore, il Papa, dal Brasile diceva al mondo: l’attacco alla famiglia disgrega nazioni e società in nome del relativismo e del laicismo. Per questo, oggi, fare famiglia, difenderla e in essa fare figli, amarli e saperli educare, rappresenta il compito storico in assoluto più meritorio di qualsivoglia altra battaglia politica.

In conclusione una nota di colore che la dice lunga. A Roma, in piazza San Giovanni erano in tantissimi, allegri e festanti, da tutta Italia, con musiche e canti popolari della tradizione dialettale e religiosa ma, soprattutto, uniti e allietati dalla presenza gioiosa di migliaia di bambini di ogni età.
Sempre a Roma, nell’altra piazza, erano pochi, vocianti più che festanti, molto drogati, con faccia triste, molto omosessuali, non è una una colpa ma, inevitabilmente, con quasi nessun bambino. Decidete voi dove stia di casa la vita e il nostro futuro, laicamente e con coraggio.


Marco Palmisano Presidente Club Santa Chiara mpalmi@gmail.com
pubblicato su Il Domenicale il 19 maggio 2007

Nessun commento: